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PERCHE’ Andy Warhol e la Pop Art ?

Siamo nel 2014… e ha senso parlare ancora di Pop Art?

Si, ha molto senso perché i segni profondi e distintivi della società degli inizi anni Sessanta, sono esattamente gli stessi ancora oggi a cinquantaquattro anni di distanza, sebbene in modo tecnologicamente più evoluto. Ma la società globale a livello di pensiero non è (purtroppo) cambiata. Forse è addirittura peggiorata. In ogni caso l’avvento della Pop Art fece sembrare subito vecchia e obsoleta tutta l’arte che fino ad un decennio prima imperversava.

Andy Warhol e Roy Lichtenstein, loro in particolare, portarono avanti il lavoro-obiettivo del loro padre artistico Marcel Duchamp di modificare l’estetica dell’arte con nuovi canoni in linea con il cambiamento della società in atto. 

Che ci piaccia o no, da allora è stato l’inizio di una rivoluzione che dura ancora oggi nella sua evoluzione tecnologica e di comunicazione. Da allora l’arte non è più una riflessione estetica con il solo sguardo retinico (ndr Duchamp). Da allora l’arte è filosofia allo stato di purezza, nel suo significato più semplice e originario.

Non stiamo qui a raccontare tutta la storia della Pop Art dai suoi inizi, da Richard Hamilton, Jasper Johns, Robert Rauschenberg ma diciamo che la Pop Art non è stato un movimento artistico precostituito in modo classico come tutti gli altri.

Agli inizi degli anni Sessanta nessuna mostra collettiva importante è stata fatta, nessun critico d’arte ha promosso e sostenuto questo movimento come invece era successo per le grandi avanguardie del XX Secolo, ad esempio come Andrè Breton per il Surrealismo, Harold Rosenberg e Clement Greenberg per l’Espressionismo astratto americano, Pierre Restany in Europa, solo per citarne alcuni.  Ogni pop-artista, da Roj Lichtenstein, a Andy Warhol, a Claes Oldenburg, a Ed Ruscha, a James Rosenquist, a Robert Indiana, a Tom Wesselman e altri, si muoveva autonomamente e in modo indipendente dagli altri proprio perché in definitiva era arte contemporanea che si muoveva dal basso per crescere e svilupparsi in modo popolare e per aspirare ad avere un posto nell’arte “alta”.

La critica d’arte internazionale attuale è orientata sempre di più a considerare Andy Warhol il padre dell’ “arte della cultura di massa” come movimento artistico ancora oggi imperante nella sua evoluzione e che soppianta la vecchia e retrograda Pop Art che nessuno voleva e che nessuno considerava all’epoca ma che tutti hanno dovuto accettare perché, ci piaccia o no, è la nostra vita, quella che stiamo vivendo con tutti i suoi malesseri e insoddisfazioni.

 

Acquistare oggi le opere possibili di Andy Warhol, di Roy Lichtenstein e le opere iconiche di pochi altri pop-artisti americani, equivale ad avere il privilegio di possedere un pezzo della storia originaria della nostra contemporaneità.

 

...poi c’è Gino DeDominicis che ci diceva che la nostra contemporaneità è antica...ma questa è un’altra storia…

 

 

 

 

 

 

 

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